25 miliardi di euro all’anno, questa la cifra che l’Italia non investe in ICT rispetto alla media europea. A dirlo è Elio Catania – 67 anni, da inizio aprile alla guida Confindustria digitale – che aggiunge «La crescita dell’Italia o è digitale, o non sarà». La spesa Ict delle Pa attualmente è superiore ai 5 miliardi annui solo per l’acquisto di beni e servizi, il problema resta nel continuo investire nell’informatizzazione di parti del sistema scollegate tra loro, senza ottenere benefici di efficienza.
Cosa fare dunque? Il primo passo è definire una persona politica di riferimento attraverso l’attribuzione di deleghe per l’attuazione dell’Agenda digitale del ministro Marianna Madia. Occorrerebbe inoltre definire riferimenti tecnici: un Chief Technology Officer (CTO) con responsabilità esecutiva e tecnica per la realizzazione di piattaforme strategiche, “trasversali” ai vari enti o ministeri e un CTO per ogni ministero.
È fondamentale comprendere la necessità di intervenire: in Italia la spesa in ICT è andata calando dall’inizio degli anni Duemila, esattamente quando il resto d’Europa ha iniziato a spingere sull’acceleratore sfruttando le potenzialità dell’economia del web. Uno degli obiettivi che Confindustria digitale si è prefissata è la “catechizzazione” delle PMI nell’ottica di creare posti di lavoro, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, formando i giovani direttamente nelle imprese e arrivando ad avere 200mila esperti informatici nel 2020.
Fonte : Il Sole 24 Ore